Romagna

Per la Romagna: Questo, non è un articolo come gli altri

Questo, non è un articolo come gli altri. 

Questo sarà un articolo un po ‘insolito dedicato alla Romagna.

Vorremmo poterti far entrare nel nostro cuore, per spiegarti quello che noi abbiamo provato. Farti vedere con i nostri occhi ciò che noi abbiamo visto. Darti la possibilità di farti toccare ciò che anche noi, con il nostro tatto, abbiamo sentito. Si con il nostro tatto, perché le nostre orecchie non ci permettevano di andare oltre a ciò che stavamo vivendo. 

E quindi, questo articolo sarà un po ‘diverso. 

Diverso perché mentre leggerai, vorremmo che tu senta qualcosa dentro che un semplice articolo non potrebbe fare. 

Vorremmo che facessi partire questa canzone e nel frattempo scorri verso il basso per leggere:

È arrivato quel giorno. 

Il giorno in cui usciamo dal nostro salone per fare qualcosa che possa far tornare il sorriso a chi, in soli due giorni, fatica a sorridere o cerca un nuovo motivo per sorridere. 

Il 16 maggio, in romagna, troppe persone si ritrovarono senza una casa e addirittura senza i propri cari, senza coloro che amavano. 

Il 17 maggio, in romagna, la distruzione era purtroppo evidente. 

C’era chi seguiva la vicenda alla televisione, e chi quella vicenda, purtroppo, la stava vivendo. 

Chi poteva ha deciso di aiutare. 

C’era chi si recava sul posto per cercare di aiutare le persone e gli animali a trovare un posto sicuro dove rifugiarsi, dove riprendere le forze e dove poteva sentirsi al sicuro. 

E poi c’era chi, lontano o vicino, ha deciso di raccogliere e donare i propri soldi, per garantire dei fondi a chi aveva perso tutto. Tra queste persone, che hanno deciso di donare, anche noi abbiamo trovato il modo di aiutare. 

Ed è così che il 28 giugno il nostro salone diventò un luogo dove poterci unirci per uno scopo più grande: quello di raccogliere fondi per permettere a qualcuno di ricominciare. 

Oggi, siamo usciti dal nostro salone, ci siamo messi in macchina e ci siamo diretti alla Caritas di Faenza, con tutto quello che eravamo riusciti a raccogliere. 

Siamo felici in auto, parliamo di quello che ci aspettavamo di trovare, di quello che pensavamo ci dicessero su come le cose iniziavano a procedere bene. 

E che molte persone avevano, in parte, riavuto ciò che avevano perso. 

E siamo fieri di ciò che stiamo facendo, ci sentiamo ancor di più parte della popolazione dell’Emilia Romagna. 

Così parcheggiamo la nostra auto, scendiamo e ci dirigiamo verso il centro Caritas.

Arrivati sul posto, veniamo accolti da due ragazze, i cui sguardi ci fanno capire che forse la situazione non era poi così tanto migliorata.

E mentre loro ci parlano e ci ringraziano di ciò che avevamo fatto, percepiamo dalle loro voci la frustrazione e la paura di non poter far di più.

Così decidiamo di chiedere: 

“Com’è la situazione?”

Loro fanno un sospiro, ci guardano e iniziano a raccontarci ciò che è successo fino ad oggi.

“All’inizio tutti erano pronti a farsi avanti per aiutare come potevano”.

Nel frattempo ci guardiamo attorno, dei brividi di freddo ci scorrono lungo il corpo. 

In giro ci sono stivali, pale e guanti, alcune di queste cose, per qualche strana ragione, sembrano ancora sporchi di fango, ma è solo la nostra immaginazione. 

“Poi, pian piano, le persone hanno iniziato a riprendere la loro vita”

E più guardiamo intorno, e più notiamo altri dettagli, come, ad esempio, mobili ancora imballati. 

“Non che sia sbagliato, ma se prima mancavano i fondi, adesso manca la manodopera”

Ci giriamo verso di loro e capiamo il perché dei loro sguardi iniziali. Mobili, pale, le macchine operatrici che servivano per togliere e ricostruire ciò che era stato distrutto, ora è tutto abbandonato là, sia fuori il centro sia dentro il centro. 

“Noi facciamo quello che possiamo, ma adesso stiamo cercando qualcuno che possa aiutarci in modo più concreto. Il vostro gesto è per noi, e per tutte le persone che hanno vissuto l’alluvione, è importante. Non sappiamo come ringraziarvi”

Ci guardiamo ancora intorno. “L’abbiamo fatto con il cuore, insieme a tutte le persone che hanno voluto contribuire alla ricostruzione della vita delle persone” diciamo loro. 

Ci salutiamo e usciamo. 

Oggi il tempo è bello, ma un senso di malinconia rimane dentro i nostri cuori. Sentiamo che forse è meglio abbandonarci anche a quella sensazione. 

Torniamo in macchina. Ci guardiamo e non diciamo niente.

Gioia per aver aiutato, e malinconia per quel senso di impotenza davanti alla situazione: bel mix di emozioni. 

Mettiamo in moto la macchina e torniamo in salone.
Sarà difficile dimenticare quello che abbiamo provato oggi. 

Torniamo a lavoro, torniamo alle nostre vite, ma continueremo a pensare a chi, in un solo giorno, ha perso tutto ciò che aveva costruito per sé e per chi deve ancora arrivare.

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